Al tempo della crisi si muore di paura, è un fatto. La gente si spostava di più nel Mediovevo che oggi. Paradossalmente anche per loro il motore era la paura: delle guerre, delle malattie, delle carestie. E tuttavia l'umanità è progredita -nel bene e nel male- grazie a coraggiosi cervelli in fuga che hanno saputo trovare la forza di lasciare proprio le situazioni magari comode, ma non alla loro alla loro altezza, per trovarne di migliori e per lavorare su ciò che desideravano.
Solo che l'insicurezza a volte ti paralizza. Ti impedisce di ragionare lucidamente, di vedere al di là del muro. E dietro al muro la guerra impazza. Chiedo un amore adulto e non sono convinta di essere adulta io. La chiamo nostalgia, la chiamo mancanza, la chiamo "paura di farti del male", ma sto semplicemente dando un nome diverso alle mie ansie. Passo da stati di gioia assoluta a abissi di domande come un mare agitato dalla tempesta. Vorrei liberarmi di tutto questo e guardare avanti. Smettere di rimanere appesa a un passato che non mi porterà da nessuna parte e anzi forse finirà per minare il mio presente. Coi se e coi ma non s'è mai fatta la storia.
"Chi vuol esser lieto sia, di doman non c'è certezza"