Della voglia e dei baci
Sono fuori a fumare una sigaretta con un amico… lui passa un paio di volte senza neanche guardarmi…
“non salutare… niente, non saluta”.. Nessuna risposta.
Più tardi sono ancora fuori, e ancora a fumare una sigaretta, stavolta da sola, seduta sullo scalino del soppalco.
“Allora, ti devo salutare o no?”
“Eh, se mi saluti son contenta, sennò pazienza… Ma basta un ciao eh…”
Si avvicina, si guarda intorno, e mi dà un bacio. Sento un fremito. E’ stato molto dolce, cosa strana, ma anche molto eccitante…
“Mi si drizza solo a vederti..”
“Eh, ora mi sembra eccessivo…”
Si guarda di nuovo intorno, mi si avvicina, lo tira fuori… Lo prendo in bocca. Lui mi guarda “…ma che pompini fai?”. Dentro di me sorrido, e sento che la mia figa inizia già a bagnarsi…
“Ma te lo faresti con me e un altro?”
“Si”
“Ti vorrei vedere come stai nel mezzo”
Sorrido di nuovo “nel mezzo è la mia posizione preferita”…
Torno dentro a chiacchierare. E’ abbastanza tardi, e la gente inizia ad andarsene, finalmente… Lui mi guarda, poi mi fa un cenno con la testa e scendiamo giù. Giù c’è il magazzino, e all’ultimo piano in fondo i motori e i succhi di frutta. C’è anche un succo di frutta alla banana. Fa un gran caldo.
Mi offre una riga di coca, io rifiuto. “Ti scoccia se…” “No no”.
Poi mi prende, mi bacia, si slaccia i pantaloni…
“Piano, piano… Prima mi aspetto una cosa da te…” lui mi guarda e sorride “una parola che inizia con scu e finisce con sa…” “Scusa” dice ad alta voce guardandomi negli occhi. Non pensavo che gli sarebbe uscito così facile, conoscendo il tipo… “Ecco, ora va meglio”… Glielo succhio. Adoro il suo cazzo perché basta che io ci appoggi le labbra che già è dritto e duro, ed è grosso, lungo, non lunghissimo, ma abbastanza da sentirmi soffocare ogni volta che lui mi spinge la testa fino in fondo. Lui non vuole che usi le mani quando gli faccio i pompini, e me le sposta quando mi capita di farlo, così sto attenta ad appoggiarle sull’osso del bacino. Lui mi alza la maglietta e mi tocca il seno, io mi slaccio la cintura e la lascio cadere per terra… poi mi gira, mi appoggia con le mani sugli stipiti della porta.. “Te lo posso mettere dentro?”… Non dico nulla, ma mi piego in avanti, lasciandogli intuire la risposta…
“Ecco, ti voglio talmente tanto che adesso non mi si drizza”… Sorrido… Lui mi tocca, sento le sue mani dappertutto, fuori, dentro… spinge forte le sue dita nella mia figa che è sempre più bagnata. Mi giro, lo bacio “ho aspettato sei mesi, posso aspettare sei mesi e uno…” Sorride anche lui… Torniamo su…
Me ne torno a casa con la voglia che mi divora… E’ una tortura che col tempo ho imparato ad accettare, ma che ogni volta diventa sempre più tremenda…