Campania, 30 Luglio 2016
Carissimo Padre, spero che questa mia vi trovi in salute. Come vanno le cose su nel Grande Nord? Le nevi si sono finalmente sciolte come mi prospettavate nella vostra ultima missiva? Nella vostra stessa lettera, che conservo come un tesoro sotto al mio cuscino, ho letto, e non con un certo stupore, che nei vostri salotti di studiosi ed eruditi non si fa che parlare di vostra figlia e del suo viaggio, quale onore! Non vi nego che questa cosa mi imbarazza non poco, del resto siete sempre stato voi il centro delle attenzioni di tutti i vostri amici, con i vostri racconti di viaggio e la vostra infinita saggezza. Qui nel Nord Africa le cose scorrono tranquille, le giornate sono lunghe e calde e si avvicina il periodo delle grandi feste tipiche di questa regione. Nonostante io sia ormai al mio quinto anno di permanenza in questo luogo (come passa il tempo!), non sono sicura di aver compreso del tutto le parole del capotribù, che parla un dialetto molto antico (e non vi nego che all'inizio della mia permanenza qui ho dovuto molto stentare per comprendere cosa mi si veniva detto), ma pare che in questa stagione gli indigeni usino celebrare la Madre Terra, i suoi doni e la vita con feste che si svolgono in ogni villaggio, accompagnate da ritmi di tamburi e altri strumenti, canti e balli. So bene, mio caro padre, che eravate contrario alla mia partenza, e questo certo perché temevate per la vita e per l'incolumità della vostra diletta figlia (spero possiate perdonarmi per questo e so in cuor mio che l'avete già fatto). Sebbene la vostra conoscenza del luogo sia sicuramente maggiore e assai più vasta della mia, devo ammettere però con grande letizia, e non con poco sollievo, che gli indigeni non sono così ostili come mi si era prospettato. Anzi, si sono dimostrati con me estremamente gentili, certo con i loro modi semplici e arretrati, ma mi hanno presa con loro e accolta nella loro tribù senza farmi mai mancare nulla. Mi permetto di dirvi, e non me ne vogliate per questa mia sfrontatezza (non vorrei che pensaste che vostra figlia sia diventata una selvaggia, Iddio mi scampi!), che forse dovreste rivedere quella parte di quel vostro meraviglioso trattato di antropologia che parla proprio di questi luoghi, e mi permetto di invitarvi, se mai se ne presenterà l'occasione tra tutti i vostri indemandabili impegni e sebbene conosca per mia stessa esperienza i percoli e la fatica di questo lungo viaggio, di venire a trovare la vostra figlia diletta, alla quale mancate così tanto! Vi saluto con tanto affetto, mio caro padre, e aspetto con impazienza altre notizie da voi e dal mondo civile!Con immenso amore, la vostra cara figlia
Brina